albini fenomeni da baraccone, ragazza albina fuori dal tendone di un circo

Gli albini come fenomeni da baraccone, storie da circo dal passato

Ho spesso parlato della misera condizione degli albini in Africa, che purtroppo riguarda ancora i giorni nostri, ma quello di cui spesso ci dimentichiamo (anche perché la maggior parte di noi è troppo giovane per aver vissuto quell’epoca) è che anche in Occidente e nell’evoluta Europa impazzavano fenomeni di costume che ai nostri occhi appaiono raccapriccianti.
Sto parlando dei Freak Show circensi dove, tra la fine del XIX e fino agli anni ’40 del x secolo, anche gli albini venivano sfruttati per esibirsi come fenomeni da baraccone.

Un po’ di storia dei Freak Show

Prima di tutto vorrei spiegare il motivo per cui ho voluto affrontare questo argomento così particolare: mi è capitato di fare la figurazione speciale nella serie Netflix Lidia Poet, ed il mio ruolo era proprio quello della circense in una scena con altri artisti da circo, trapezisti, musicisti, mangiafuoco e ovviamente i miei amici “Freak”, come l’uomo gigante ed il nano.

Siamo nel 1800 e a quell’epoca si diffusero in tutta Europa e negli Stati Uniti spettacoli circensi che utilizzavano, tra gli altri, anche personaggi bizzarri come persone con disabilità o deformazioni e anomalie genetiche. C’era infatti una sorta di piacere macabro da parte del pubblico verso la diversità che veniva elogiata e derisa allo stesso tempo (pensa invece alle lotte dei giorni nostri affinché la diversità venga valorizzata e rispettata in contesti normali).

La maggior parte di questi personaggi erano reali, ossia rappresentavano esattamente quello che erano nella realtà, ma c’erano anche casi in cui l’anomalia veniva ricreata a tavolino o comunque esagerata.
Il nano, l’uomo forzuto, la donna barbuta, i gemelli siamesi, così come anche gli albini ad esempio erano figure reali.

Phineas Taylor Barnum, fu lui l’ideatore della formula del “Freak show” e del cosiddetto “effetto Barnum”, ex circense ed imprenditore decise di spettacolarizzare l’anomalia e di ridicolizzare addirittura la malattia, costringendo i suoi “artisti” a condizioni non consone alla loro dignità dando il via al fenomeno di cui vi ho parlato.

Albini “freak” famosi

Tra gli albini famosi del passato non possiamo non citare la famiglia Lucasie, mamma, papà e figlio, tutti affetti da albinismo. Si diceva che provenissero dal Madagascar ma le loro vere origini sono ancora incerte, in quanto persone nomadi. Quello che è certo è che lavarono per diversi anni al P.T. Barnum’s American Museum di New York esibendosi insieme in spettacoli e guadagnando soldi e popolarità.
Si dice infatti che la famiglia Lucasie ricevesse un compenso superiore ad altri artisti e che venissero appellati come “La famiglia eliofobica“, data la sensibilità al sole.

A volte con loro si esibiva anche una ragazza, qualcuno dice che fosse la figlia più grande della coppia, nonché sorella di Joseph, l’albino violinista, ma le tesi più accreditate affermano che la ragazza non aveva nessun legame di parentela con i Lucasie.

Altri albini famosi, questa volta siamo negli anni ’20 del ‘900, sono i fratelli afroamericani Eko e Iko,  ovvero George e Willie Muse. Siamo nel pieno delle leggi segregazioniste contro i neri e i fratelli albini si inserirono positivamente nell’immaginario come dei “neri più cool”, nel senso che erano musicisti di talento e vestivano abiti relativamente decorosi, rispetto a quelli destinati ai neri dell’epoca, soprattutto negli spettacoli circensi.

La loro storia è davvero triste però: nel 1914 lavoravano nei campi di cotone in Virginia e furono rapiti da un imprenditore circense (anche se in alcune versioni della storia fu la mamma ad affidarli ingenuamente al loro padrone), e sfruttati per gli spettacoli, l’unica ricompensa che ricevevano in cambio per il loro lavoro era infatti vitto e alloggio, ma nessun compenso monetario.

Solo nel 1927 si ricongiunsero con la loro madre che venne a sapere dove si trovavano e che intraprese una coraggiosa causa legale contro i padroni sfruttatori pretendendo di ricevere i compensi arretrati spettanti ai figli, migliori condizioni e persino che assumessero anche l’altro figlio (non albino) come manovale.

Discriminazione degli albini – cosa possiamo imparare dalla storia

Discriminazione è una parola grossa, lo so, e anche se i tempi dei circhi che ridicolizzano le anomalie umane sono passati, oggi ci troviamo ad affrontare altri tipi di discriminazione, più sottili ma comunque evidenti e fastidiose per chi le vive; parlo ad esempio del fatto che solo ad alcuni pazienti albini in Italia viene riconosciuto il diritto a ricevere gratuitamente le creme solari come presidio medico di prevenzione, mentre ad altri no, solo perché vivono nella regione o nel comune sbagliato.

Mi riferisco anche al fatto che sentiamo ancora oggi frasi stigmatizzanti da parte del personale medico, “Sono normali questi capelli?”, “Signora, come mai tinge i capelli a suo figlio così piccolo?” e commenti di questo tipo che non fanno altro che demoralizzare un genitore ma che soprattutto, sono lo specchio di una società, ancora suo malgrado ignorante sull’albinismo.

Sono convinta che il 90% della discriminazione e del male nel mondo provenga da ignoranza, conoscere invece aiuta a comprendere e ad accogliere, fino a intervenire per rimediare e contribuire a rendere questo mondo un posto migliore.

Ti ringrazio per aver letto fino in fondo e ti invito ad iscriverti al mio canale Youtube dove trovi la versione audio del blog e interessanti interviste a personalità del mondo della disabilità!

Nero su Bianco

Mi chiamo Roberta e sono nata con albinismo oculo-cutaneo. Oggi parlo ai genitori, agli educatori, ai medici e a tutta la popolazione perchè vorrei un mondo consapevole, preparato e accogliente.

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