Quando si parla di raggi UV e di protezione dal sole nel linguaggio comune si pensa quasi esclusivamente alla pelle e ai danni che esso può provocare nell’immediato e a lungo termine all’epidermide e a tutti gli strati del derma, ma raramente si pensa agli occhi, trascurando il fatto che anche la vista può essere danneggiata dai raggi UV.
Quando si parla di danni agli occhi dei raggi UV è sbagliato credere che il problema sia solo il sole.
Più volte ho spiegato che dobbiamo comportarci come se il sole ci fosse sempre, quindi anche se non lo vedi o lo vedi “pallido” lui c’è. Questo vale al 100 % per noi albini ma ci fa capire come il ragionamento possa essere applicato in realtà a tutti, soprattutto a determinate categorie: gli anziani, i fototipi chiari anche di occhi, ed i bambini, che hanno gli occhi più sensibili.
Quindi è più corretto parlare di sensibilità alla luce, più che di sensibilità al sole, che poi è la fotofobia.
I benefici dei raggi UV sulla vista
Devi sapere che il sole e la luce non sono solo “male” ma hanno effetti benefici anche sugli occhi in linea generale in quanto stimolano la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore che si presenta nei momenti in cui proviamo soddisfazione e piacere e che contribuisce a mantenere la plasticità dell’occhio, ossia la sua capacità di rimanere giovane e forte di fronte ai danni dei radicali liberi, quindi i danni causati da elementi ambientali sia esterni che interni.
E poi lo sappiamo, sole e luce mettono di buon umore, per cui tutti, bambini e adulti, dovremmo dedicare momenti della giornata all’aria aperta.
I danni agli occhi dei raggi UV
Il mondo però non è tutto rose e fiori, la luce ed i raggi ultravioletti che la compongono portano anche danni agli occhi.
Non dimentichiamoci poi che ci sono categorie che sono particolarmente a rischio, noi albini siamo tra queste, in quanto i nostri occhi non hanno pigmento o ne hanno pochissimo per cui l’occhio non può svolgere la sua funzione in maniera completa come un obiettivo della fotocamera che si apre in assenza di luce e si chiude in sua presenza. Lo fa ma in maniera estrema perché quando c’è poca luce si chiude tantissimo perché non la tollera. Possiamo dire quindi che il pigmento è una protezione, se manca rimani scoperto.
Anche i bambini in generale fanno parte della categoria a maggiore rischio danni, soprattutto gli occhi dei bimbi piccoli, sotto i tre anni perché a quell’età l’occhio non è ancora completamente sviluppato ed è più suscettibile alla luce, anche quando gli occhi del bebè sono scuri.
Questo viene spiegato in maniera semplice nel libro Gli occhi dei bambini, guida alla salute visiva dei nostri figli, di Occhi dei Bimbi scritto a quattro mani da Enrica Ferrazzi, co-fondatrice del progetto di prevenzione e sensibilizzazione sulla salute oculare infantile “Occhi dei bimbi”, nonchè mamma di Elisa, una ragazza a cui è stata diagnosticata un ambliopia all’età di 6 anni (per cui troppo tardi per poter essere sanata completamente) e dalla Dott.ssa Maria Antonietta Stocchino, medico oculistica di Cagliari, con la prefazione niente meno che del Prof Paolo Nucci e di Pediatra Carla.
Nel libro, che è in realtà un vero e proprio manuale pratico di sopravvivenza per genitori, insegnanti e pediatri, si parla in particolare dei danni del sole e delle strategie per prevenirli, ma anche delle fasi dello sviluppo dell’occhio nella primissima infanzia e come approcciare il bambino che di portare occhiali da sole e cappello non ne vuole sapere.
Quando effettuare la prima visita oculistica nei bambini
La prima visita oculistica in assoluto di un bambino dovrebbe essere effettuata in Ospedale stesso, quindi alla nascita, nella pratica questo avviene sì ma in maniera troppo spesso superficiale, d’altronde il piccolo può essere immerso nei suoi primi sonnellini.
La successiva visita oculistica dovrebbe avvenire attorno all’anno di vita, poi di nuovo sui tre anni e ancora una prima di iniziare la scuola primaria.
Dopodiché non bisogna dire addio agli studi oculistici, anzi, negli anni della scuola è molto importante tenere monitorati occhi e vista, a volte sono gli insegnanti stessi a segnalare problemi e anomalie ai genitori.
Nel caso dell’albinismo solitamente la diagnosi è precoce e veloce, gli iter per l’ottenimento di diagnosi oculistica, certificato di malattia rara, esenzioni e ausili tra cui gli occhiali da vista e quelli da sole sono più veloci di un tempo ma ancora macchinosi e diversi da regione a regione, non sulla carta ma nella realtà è così.
Per quanto riguarda la protezione dal sole un bambino albino sotto i tre anni può uscire di casa (lo ribadisco perché ogni tanto si sentono ancora delle cose a dir poco strane per non dire altro), quindi sì, si può uscire. Si può uscire con buon senso. Buon senso significa:
- non sostare al sole con il bambino per lungo tempo (banalmente sei per strada con il bambino e incontri una tua cara amica che non vedevi da tempo e ti fermi a chiacchierare del più e del meno. Se puoi scegliere, invita la tua amica a spostarvi dal lato ombroso della strada oppure in un parco o dentro un bar. O se sei in giro e vuoi fare pranzo fuori col bimbo prediligi l’interno del locale oppure l’esterno solo se è all’ombra vera (il dehor alle 12 in punto potrebbe essere fastidioso se è sotto il sole, questo dipende anche dal materiale della copertura, ma di solito non sono anti Uv, ma come dei semplici ombrelloni da spiaggia).
- utilizzare strumenti quali cappellino anti UV e occhiali da sole con filtri anti UV (che non significa solo scuri)
- se il bimbo è in carrozzina o passeggino alzare il parasole
- mettere la crema solare prima di uscire di casa (non c’entra con la vista ma lo ripetiamo all’infinito perché deve far parte della routine)
La scelta degli occhiali da sole – protezione degli occhi dai raggi UV
Veniamo all’ausilio più importante per proteggere gli occhi dei bambini dal sole e dalla luce: gli occhiali da sole, li chiamiamo così ma bisognerebbe chiamarli occhiali scuri ma anche qui è fuorviante: non tutti gli occhiali scuri che vedi sono adatti a proteggere dai raggi UV e dai loro danni, quindi il nome corretto è occhiali con filtri anti UV.
I filtri possono essere di vario genere, possono essere applicati a occhiali da vista per assolvere alla doppia funzione oppure essere solo per la fotofobia ma senza gradazione, ci sono poi le famose lenti transition che autonomamente si regolano in base alla presenza di luce e sono molto sensibili, in quanto si scuriscono già in ambienti chiusi ma illuminati come in auto dove passano i raggi, sui mezzi pubblici o in una stanza vicino alla finestra.
Filtri solari per occhiali
Se ti capita di leggere la scheda di un occhiale da sole o di parlare con un ottico potrai venire a contatto con la sigla VLT o TV (valore di trasmittanza) che indica la quantità di luce che quella lente lascia passare espressa in percentuale.
Per soggetti fotofobici (che hanno molto fastidio alla luce) è consigliabile scegliere filtri di fascia 3 o 4, ma non inferiori al 3 perché altrimenti le lenti sarebbero troppo chiare.
È importante sottolineare che la % di TV alta indica che sta passando più luce quindi che la lente è chiara, viceversa se il TV è basso le lenti sono scure.
È vero che è importante scegliere lenti scure per assicurare la massima protezione degli occhi ma è necessario sapere che non è sufficiente un occhiale scuro per essere certi che protegga davvero dai raggi UV.
Infatti è il materiale di cui la lente è composta e non il colore a garantire la protezione anti UV. Se ci pensi trovi diversi occhiali da pochi euro in giro con lenti scurissime, il basso costo ti deve fare insospettire sulla scarsa qualità degli stessi.
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