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Amazon in aiuto di non vedenti e ipovedenti

Per la prima volta esco dal mio orticello e vado ad incontrare un’associazione, non un albino o un genitore di un albino come sono solita fare. Anzi, in realtà l’associazione che vi presento oggi non ha molto a che fare con l’albinismo ma i servizi che offre sono molto utili anche agli albini.
Sto parlando dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti (UICI) di cui ho intervistato il Presidente della sezione provinciale di Torino, Gianni Laiolo.

Cos’è l’UICI e quando nasce?

L’UICI è piuttosto vecchietta, ha compiuto 100 anni nel 2020, facendo due conti deduciamo facilmente che nacque nel 1920, nell’immediato dopoguerra, dalla volontà di un ex ufficiale dell’esercito italiano, il quale perse la vista proprio durante la Grande Guerra. Fino ad allora i non vedenti avevano solo due opzioni: chiedere l’elemosina per la strada o andare in istituto dove il livello di collaborazione dei “ricoverati” era pari a zero.
Questo saggio uomo decise che le cose dovevano cambiare e così istituì dei percorsi formativi all’interno degli istituti, introducendo piccole attività come all’interno della scuola. Alla fine degli anni ’30 nacquero i primi corsi da fisioterapisti mentre nel dopoguerra arrivarono anche i corsi per centralinisti.
Ma è durante gli anni ’70 che si passò all’integrazione dei non vedenti con gli altri bambini e ragazzi con l’introduzione della figura dell’insegnante di sostegno.
Oggi è presente una nostra sede in ciascuna delle province italiane da Bolzano a Caltanissetta.

Quali successi ha raggiunto l’UICI?

Noi ci occupiamo dell’inserimento scolastico del non vedente/ipovedente così come nel mondo del lavoro, dell’inclusione organizzando corsi ed eventi, dell’avvio di pratiche di invalidità, ci interfacciamo quotidianamente con le istituzioni per la realizzazione di percorsi tattilo-visivi, l’abbattimento delle barriere architettoniche sia nelle strade che nei luoghi di maggiore interesse come ospedali, uffici comunali, musei, scuole ecc con il piano PEBA. Dialoghiamo con il mondo dei trasporti per rendere accessibile lo spostamento.
Stiamo lavorando tanto anche per la prevenzione della cecità, sembra una banalità ma vorremmo che ci fossero meno persone possibili all’interno dell’associazione, organizziamo giornate di screening gratuite in collaborazione con l’Università e i medici oculisti, soprattutto per patologie degenerative come il glaucoma e le retinopatie.
Infine ci siamo resi conto che gli accorgimenti per i non vedenti/ipovedenti sono di grande utilità anche per gli anziani o semplicemente per i distratti.
E poi dulcis in fundo l’accordo recente con Amazon e la sua assistente vocale, Alexa.

Può parlarci di questo progetto?

Lo scorso autunno abbiamo stretto accordi con il colosso di Jeff Bezos per la fornitura di Alexa a tutti i nostri soci. Crediamo davvero che gli assistenti vocali siano di enorme aiuto alle persone che alla vista hanno dovuto rinunciare o ne sono fortemente carenti. Già di per sé è uno strumento formidabile con tutte le sue funzioni, ma noi abbiamo voluto fare di più. Grazie al contributo di tecnici esperti abbiamo aggiunto la skill Edicola in voce, la funzione che ti legge i maggiori quotidiani e presto arriveranno anche i libri.
La metà dei nostri soci ha già ricevuto questo prodigio di tecnologia, siamo partiti dai più anziani di età proprio perché gli anziani sono quelli che ne traggono maggior beneficio, a patto di imparare a gestire lo strumento.

Che ruolo ha oggi la tecnologia per “noi”?

Gioca un ruolo fondamentale per tutti ma in particolare per noi e quando dico noi intendo noi disabili non solo visivi m penso ai sordo-muti, alle persone in carrozzella ecc. Oggi basta inquadrare un QR code per sentire l’audio descrizione di un quadro in un museo, con le stampanti 3D rendiamo possibile toccare un modellino di un monumento, abbiamo le bilance e i termometri parlanti, Alexa che ci legge le news e le dosi di una ricetta, mille app che ci dicono di che colore è il maglioncino che vogliamo indossare. Ci aspettiamo che in futuro le persone con difficoltà visive e non abbiano sempre meno intoppi nella vita quotidiana, dall’altra parte però credo anche che le nuove generazioni debbano prima “imparare a cavarsela” nel mondo reale, e poi dopo farsi aiutare dalla tecnologia, senza farsi sovrastare da essa, questo serve a sviluppare al massimo le proprie capacità residue e ad acquisire autonomia.

Una curiosità: ci sono più non vedenti o più ipovedenti iscritti all’Unione?

Gli ipovedenti sono in maggioranza, soprattutto tra i giovani, mentre i non vedenti sono più diffusi tra i più anziani. È un mondo molto variegato, nessuno è uguale all’altro.

Quali sono i prossimi obiettivi a livello provinciale?

Oltre al già citato piano PEBA stiamo lavorando moltissimo sulla sensibilizzazione del mondo scolastico, c’è tanto lavoro da fare, per assicurarci che ogni studente, di scuola dell’obbligo e non abbia tutti gli ausili e gli strumenti necessari per la sua carriera scolastica, non solo in termini di risorse tecnologiche, ma anche di tempo, personale dedicato, agevolazioni ecc.
Stiamo facendo un lavoro di tutoraggio dei formatori che affiancano l’insegnante di sostegno e aiutano il ragazzo nell’autonomia personale, tutta quella parte che va al di fuori dello studio delle materia, e che forse sta più nei corridoi e nei cortili che in classe.

Grazie Presidente per aver accolto la mia proposta e speriamo di rincontrarci presto!

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Mi chiamo Roberta e sono nata con albinismo oculo-cutaneo. Oggi parlo ai genitori, agli educatori, ai medici e a tutta la popolazione perchè vorrei un mondo consapevole, preparato e accogliente.

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