Il regno animale è da sempre oggetto di studi e scoperte oltre ad essere un mondo estremamente affascinante per gli esseri umani in quanto ricco di specie con le più disparate caratteristiche comportamentali ed estetiche.
Questo blog tratta il tema dell’albinismo, che come sai, è presente sia nel mondo animale che vegetale, e sia nell’uomo che in tutti gli altri esseri animali, il ché lo rende ancora più incredibile agli occhi dei curiosi, scienziati, studiosi, reporter ma anche dei bambini.
Tra i fenomeni naturali che riguardano il colore degli animali abbiamo anche il leucismo, che molti confondono con l’albinismo e che spesso chiamano “albinismo parziale” cadendo in errore. Vediamo quindi la differenza tra albinismo e leucismo nel mondo animale, ricordando che non ci sono evidenze e studi riguardo al leucismo nell’uomo.
Albinismo e albinismo parziale
L’albinismo è una condizione genetica rara che consiste nella mancanza totale o parziale di melanina (clorofilla per il mondo vegetale). Negli esseri umani si divide in due macro categorie:
– albinismo oculare (più raro) che riguarda soltanto gli occhi;
– albinismo oculocutaneo (il più diffuso) che coinvolge occhi, capelli e peli.
Albinismo parziale
L’albinismo parziale in realtà non esiste, molti siti riportano erroneamente questa definizione riferendosi da un lato ad individui o soggetti che presentano una colorazione non totalmente bianca, ma magari capelli biondi, gialli, o addirittura castani, la cui pelle prende un minimo di colore al sole, ed i cui occhi hanno un colore diverso dal classico azzurro ed in questo caso si tratta semplicemente di un tipo di albinismo oculocutaneo (può essere OCA1B o OCA2).
Nel secondo caso parlano di albinismo parziale inserendovi dei soggetti con sole chiazze sparse nel corpo prive di melanina. Questo è errato. In questo caso si tratta invece di un’altra condizione denominata piebaldismo che è una condizione genetica a carattere dominante.
Leucismo
La parola leucismo deriva dal greco leukós, che significa “bianco” (anche la albino significa “bianco”, solo che questa volta deriva dal latino “albus”) ed indica una particolare anomalia (quasi sempre di origine genetica) di carattere recessivo che rende il manto degli animali bianco, laddove dovrebbe invece essere colorato e anche piuttosto scuro, infatti gli articoli che si trovano online riportano spesso casi di pesci o uccelli il cui colore solitamente è bruno o variopinto.
Non ho trovato invece documenti che testimoniano la presenza di leucismo nell’uomo.
Nel leucismo si parla di assenza di pigmento (e non solo di melanina) nel manto che è dovuto ad una mancata differenziazione delle cellule responsabili del pigmento.
Il leucismo può essere totale o parziale a seconda dell’area colpita. Molto più spesso si osservano animali con sole chiazze sparse senza pigmento.
Differenza tra albinismo e leucismo
Visivamente un animale albino ed un animale leucistico possono sembrare simili, se non identici, ma vediamo le principali differenze tra albinismo e leucismo:
– negli albini quasi sempre le mutazioni genetiche sono interessate dal mancato sviluppo di alcuni enzimi, come la tirosinasi, mentre nel leucismo gli enzimi responsabili dello sviluppo della melanina funzionano correttamente, ma sono le cellule che non si sono differenziate all’interno dei melanociti;
– negli albini la mancanza di melanina interessa sempre anche gli occhi, con le conseguenti problematiche visive di cui parlo nel blog, mentre nel leucismo gli occhi sono forse l’unico organo che non è interessato da questa mancanza di colorazione. Gli occhi presentano infatti colorazione normale.
La funzione del colore nel mondo animale
Perché si attribuiscono connotati di “fragilità” agli animali albini e leucistici e perché mai gli studiosi vogliono proteggerli?
Se nell’essere umano, in cui è presente l’albinismo, la condizione di svantaggio non riguarda un reale pericolo di vita legato alla patologia se non per l’esposizione al sole (per la quale oggi abbiamo a disposizione creme solari e indumenti anti UV, oltre che il buon senso) o per casi dovuti all’ignoranza e alla cattiveria umana, come accade ancora in alcuni Paesi del continente africano e in Asia, per quanto concerne il mondo animale la storia è ben diversa.
Il pigmento, sia quello permanente che soprattutto quello acquisito, ha diverse funzioni in natura:
Mimetizzazione
Il fenomeno della mimetizzazione è tanto affascinante quanto inquietante (io da ipovedente e da paurosa di diversi animali odio questo inganno che gli animali mi tendono, perché ci casco molto più facilmente di chi ci vede bene). Questo processo è del tutto istintivo e serve ad alcuni animali, sia prede che predatori, a nascondersi tra gli elementi della natura per non essere riconosciuti e così, salvarsi la vita.
Capisci bene che un animale albino o leucistico non può mimetizzarsi visto che la natura offre colori che vanno prevalentemente dal verde al marrone, passano occasionalmente per il giallo e al massino il grigio e il nero. Se posso dire, gli animali albini e leucistici sarebbero perfettamente irriconoscibili in un manto di neve o ghiaccio.
Accoppiamento
Il maschio dell’animale punta sull’aspetto esteriore per attrarre ed impressionare la femmina, quindi possiamo dire che il mutamento di colore, in alcune parti del corpo fa parte del rituale di corteggiamento. Non è così per tutti gli animali certo, ma per alcuni l’esteriorità è molto importante, c’è chi lo fa con gesti eclatanti come il pavone, e chi si serve del colore, come ad esempio il gallo con la sua cresta e lo struzzo con le sue zampe rosse.
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