libri sulla diversità

Pallido come un vampiro – un libro sulla diversità per ragazzi

Una mamma nel gruppo whatsapp ha menzionato questo libro, “Pallido come un vampiro“, chiedendo se lo conoscessimo, e, data la mia vorace fame di tutto ciò che riguardi il tema dell’albinismo nelle diverse forme d’arte e quindi anche nei libri, l’ho subito cercato e ordinato. L’ho anche aggiunto al mio elenco come libro sulla diversità per ragazzi e bambini.

Ebbene sì, io compro anche libri per bambini e ragazzi perché prima di consigliarli li voglio leggere, e poi questi hanno il vantaggio di avere caratteri più grandi, cosa non da poco.

In ogni caso oggi voglio raccontarti le mie impressioni su questo libro per ragazzi dai 7 ai 10 anni dell’autore Marco Dazzani perchè leggendolo ho rivissuto alcune scene della mia infanzia e con la maturità di oggi, mi piace soffermarmi su alcuni passaggi in particolare che mi hanno colpito e che sembrano delineare un percorso naturale nell’esperienza di un bambino che ha subito bullismo a scuola a causa del suo aspetto.

Un libro sulla diversità per ragazzi e sull’albinismo autentico e realista

Dallo stupore, a Milo quasi cadde il flacone di crema solare che si stava spalmando. Nessuno l’aveva mai scelto per primo, anzi, spesso doveva essere il maestro a intervenire per farlo partecipare alle attività

In questo passaggio il protagonista, Milo, un bambino albino oculo-cutaneo che irrompe in classe a metà anno, è intento a spalmarsi la crema solare più volte durante la stessa giornata e soprattutto, in previsione di attività all’aria aperta, con grande meraviglia dei compagni.

Questo è ciò che realmente accade e mi verrebbe da dire, dovrebbe accadere, ad un bambino albino che frequenti la scuola o un’altra attività ricreativa extra scolastica, ma lo stesso vale anche per un adulto.

Oltre a ciò pongo il focus sullo stupore di Milo che viene scelto per la prima volta, ignaro del reale motivo, dal compagno di classe che fino a poco prima lo prendeva in giro.

L’isolamento è uno degli spiacevoli fenomeni che accompagnano la vita di alcuni bambini che subiscono bullismo, perché, come ho spiegato in un articolo passato, il bullismo non è solo l’offesa verbale, l’insulto, lo spintone, l’aggressione fisica, azioni davvero gravi ma evidenti e più facilmente riconoscibili e “denunciabili” ai genitori e agli insegnanti.

Il bullismo peggiore, a mio avviso, è quello silente, l’isolamento appunto che è comunque una forma di manipolazione e aggressione se vogliamo.

Ed è normale che capiti, come nel racconto, che un bambino che ha subito per diverso tempo un bullismo rumoroso (chiamiamolo così per distinguerlo da quello silente), si crogioli addirittura in questo silenzio ritrovato, che si compiaccia e apprezzi di non essere più al centro dell’attenzione per il suo aspetto fisico, che riscontri una certa pace lontano da accuse, minacce, offese e attacchi di ogni genere.

Facile ma altrettanto triste che il bimbo si rifugi in quel silenzio pensando “Wow, sono entrato in aula e non mi hanno nemmeno notato”.

Il bullismo a scuola e la spinta verso l’omologazione

Ci siamo passati tutti, l’abbiamo provata tutti e mica solo da bambini, se ci pensate oggi molte delle scelte d’acquisto che facciamo sono influenzate dagli status symbol, molti brand ne fanno ampio uso e si fondano proprio su questo che in neuro-marketing viene definito “principio di riprova sociale“, e perché viene sfruttato così tanto? Perché già esiste in noi, ogni essere umano ha necessità di essere apprezzato dal branco, dal gruppo di appartenenza dei propri simili e istintivamente va in sofferenza quando questo non avviene. Ecco perché i ragazzi oggi pretendono scarpe e felpe di determinate marche!

Milo provò a rifiutare ma tutta quell’attenzione nei suoi confronti finì per convincerlo. Posò la felpa e rimase in mezze maniche come gli altri”. ….Concluse l’intera ora di ginnastica sotto il sole cocente, senza felpa, senza crema e senza mai stare all’ombra

A quanti albini è capitato? La paura di essere esclusi da attività piacevoli, il terrore di essere diversi, la vergogna nel dire di NO e gli inviti degli amici, allettanti come il canto delle sirene per Ulisse, sono spesso la causa di scottature ed eritemi solari, perché nell’arco di pochi secondi ti fanno pensare “Ma sì, che sarà mai”.

E anche qui la mia attenzione non cade sulla scottatura di Milo, ma sulla sua necessità di attenzioni da parte dei compagni.

La diversità a scuola ed il ruolo degli insegnanti

Che siano insegnanti tradizionali, di sostegno, assistenti alla comunicazione o ricoprano qualunque altro ruolo chiave all’interno di un contesto in cui sia presente un bambino con disabilità, credo sia fondamentale mettere al corrente il resto della classe, perché l’ignoranza offre un motivo in più per discriminare una persona.

La maestra era confusa, non aveva creduto fosse necessario spiegare alla classe il problema di Milo, ma si sbagliava. – Ora basta! Milo non è affatto un vampiro, lui è soltanto albino.”

In questo ed in altri passaggi rimango delusa dalla reazione tardiva della maestra, ma se devo essere sincera, non mi stupisce affatto, anzi, trovo che la maestra del racconto sia stata volutamente rappresentata come accurata e meticolosa in generale nei confronti di Milo e delle sue esigenze, pur perdendosi qualche pezzo per strada!

Qui non si tratta di sbandierare in pubblico i fatti privati, non è sotto questa luce che vanno esaminate determinate scelte, piuttosto è necessario capire quanto sia importante offrire alla classe gli strumenti per interpretare la realtà secondo un punto di vista più obiettivo. I bambini hanno molta fantasia e se gli si nasconde la verità, rischiano di farsi trascinare in un mondo di menzogne che spaventa loro e discrimina altri. E tutto questo non è necessario.

Il mio appello agli insegnanti è di essere sinceri, ovviamente a seconda dell’età dei bambini si possono utilizzare mezzi e parole diverse, ma la parola A-L-B-I-N-O si può utilizzare senza remore a qualsiasi età!

Come capire se mio figlio è vittima di bullismo a scuola?

Nonostante questo, quando i genitori gli chiesero se a scuola stesse andando tutto bene, lui rispose un finto e convinto: – Sì, stavolta nessuno mi disturba“.

In effetti nessuno lo disturbava più, come dicevamo prima, erano passati alla fase successiva, l’isolamento appunto.
E un po’ per paura, un po’ per “godersi” in qualche modo il silenzio, i bambini tacciono, non raccontano delle disavventure che subiscono a scuola, e mentono anche spudoratamente.

Quindi chiedere non basta, è necessario, osservare con intuito i comportamenti dei bambini e ragazzi, è necessario sentire, più che parlare ed è necessario essere pronti ad affrontare anche un’amara verità nel caso dovesse saltare fuori.

Di solito quando un bambino si isola in casa e cambia atteggiamento passando da personalità allegra e vivace a carattere chiuso e schivo, può essere che sia stato vittima di bullismo e che sia stanco di combattere, quando il sintomo si manifesta spesso si è già in una fase di rinuncia perché magari ha già lottato sia con gentilezza che con cattiveria senza ottenere risultati.

Sono questioni molto delicate su cui non entro in merito ora, ma credo sia importante offrire al bambino un ambiente il più confortevole possibile, per permettergli di ritrovare quella vivacità e voglia di stare in mezzo agli altri che aveva prima, anche avvalendosi di figure di supporto.

Aveva provato ad essere più gentile del solito, a essere disponibile e amichevole con tutti, anche se veniva preso in giro per il suo aspetto. ma con Edo non aveva funzionato.

Questo lo so perché è capitato anche a me, diventare esageratamente cortesi, gentili, buoni, quasi servizievoli, nei confronti dei compagni è un modo a mio avviso “malsano” di cercare di conquistare l’amicizia degli altri, o meglio, di cercare approvazione come un mendicante cerca cibo dai passanti.

È sbagliato perché ci si priva della propria personalità. È sbagliato perché l’amicizia non si compra, e l’approvazione non si chiede. È sbagliato perché si lancia il messaggio che di noi ci si può approfittare perché noi siamo sempre buoni e disponibili. È sbagliato perché spesso dietro la gentilezza affettata si reprime una rabbia inaudita.

Bullismo a scuola e manie di controllo

Altra fase immediatamente successiva o contemporanea a quella del silenzio, è quella in cui il bambino diventa ossessionato dal controllo, di qualsiasi cosa, ecco perché spesso i bimbi che subiscono bullismo sviluppano un’attenzione quasi maniacale verso le cose, cercano di prevedere azioni che magari non accadranno mai, ma che, nella sua testa e secondo la sua esperienza pregressa, hanno un’elevata probabilità di accadere. Scherzi da parte dei compagni, derisioni, puntualizzazioni, occhiatacce ecc.

In pratica il bambino diventa prematuramente adulto e perde un po’ di quella spontaneità tipica della sua età, perché? Perché non se lo può permettere, tutte le volte che è stato se stesso e spontaneo è stato sorpreso dagli imprevisti, perciò non ci vuole più cascare in quanto quegli imprevisti gli hanno procurato dolore, quindi meglio prevederli e prevenirli.

Una volta rientrato, Milo stette attentissimo. Teneva le orecchie tese per captare qualunque rumore sospetto, così da non essere colto di sorpresa, controllava che nello zaino non gli avessero nascosto qualcosa di strano. E la volta che gli sembrò che la matita non fosse esattamente dove l’aveva appoggiata non la usò. Per sicurezza

Il problema di molte persone, anche adulte, che hanno subito bullismo è proprio questo: diventano dure e si costruiscono una corazza protettiva attorno che magari le fà anche apparire fredde e scostanti, in realtà sono sospettose perché abituate ad esserlo sin dalla tenera età.

Conclusioni

La mia recensione di Pallido come un vampiro è assolutamente positiva, sia del racconto in sé che dell’idea di affiancare delle attività da svolgere in classe per rafforzare il concetto di uguaglianza nella diversità riprendendo le “trappole” del protagonista.

Se vuoi acquistare il libro lo trovi su Amazon.

Ti lascio con il doppio augurio di poter un giorno incontrare l’autore e che tutte le scuole d’Italia comincino ad inserire queste attività nei loro programmi.

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Nero su Bianco

Mi chiamo Roberta e sono nata con albinismo oculo-cutaneo. Oggi parlo ai genitori, agli educatori, ai medici e a tutta la popolazione perchè vorrei un mondo consapevole, preparato e accogliente.

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