laura bonanni psicoterapeuta

Intervista a Laura Bonanni, psicoterapeuta albina e non solo

Oggi e dopo qualche mese dall’ultima intervista sul blog torno a farti conoscere i diversi volti dell’albinismo attraverso le storie di persone albine che si raccontano con autenticità e schiettezza tra successi e difficoltà.

Ricordo anni fa di aver cercato la parola “albinismo” su Youtube o qualcosa del genere e che mi apparve un video risalente alla fine degli anni 90 ‘ di un interessante incontro tra una psicoterapeuta albina ed una genetista nella trasmissione televisiva Geo&Geo condotta da Licia Colò.

Laura Bonanni è proprio quella psicoterapeuta che poche settimane fa mi ha contattato sulla mail di Nero su Bianco. Non solo, è anche una delle autrici del libro sull’albinismo Chiari per natura con la sua personale testimonianza, ma è anche una scrittrice di versi e tanto altro.

Ciao Laura, benvenuta! Nel mio blog si parla di albinismo quindi togliamoci il dente (scherzo, spero invece ti faccia piacere):
Hai avuto difficoltà nella tua vita ad accettare la condizione dell’albinismo? Se sì, come hai fatto?

Non ho avuto difficoltà ad accettare la condizione genetica dell’albinismo in sé, ma la difficoltà a convivere con i limiti derivanti dalla specificità dell’ipovisione.
Parlo di “convivere” e non “accettare”, poiché l’accettazione è un processo che dura tutta la vita.
Convivo con le difficoltà di vista, come in un rapporto di coppia o amicale, a volte ci vado più d’accordo, a volte meno.

Non ho formule. Ti dico che nel tempo ho imparato delle strategie per accettarmi nella mia diversità esteriore, ad esempio valorizzando la particolarità del colore dei capelli utilizzando qualche riflessante dorato miele, o, da ragazza, facendomi acconciature eleganti ed accurate, utilizzando alcuni colori particolari per i capi di abbigliamento. Ma accettare pienamente e in “comodità” una diversità richiede molto lavoro sull’interno, cioè sui propri pensieri ed emozioni, così come le convinzioni di tipo familiare che poi diventano personali. Più lavoro sull’interno che sull’esterno: immagine, look e quant’altro.

Quali sono le più grandi difficoltà che hai dovuto affrontare a livello pratico a causa dell’albinismo? E quelle che ancora affronti?

Le difficoltà visive più legate al nistagmo e allo strabismo che all’ipovisione in senso stretto. E sono quelle con cui ancora faccio i conti e sempre ne farò.

Qual è l’ausilio visivo che oggi utilizzi e che rimpiangi di non aver avuto modo di usare da ragazza?

La sintesi vocale, sia del cellulare che dell’ipad, e la pennetta con telecamera con cui leggo cose piccole e medie, per non affaticarmi, ed è stupenda. Anche i libri parlati dell’audioteca dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti sono eccezionali. Sto’ recuperando tante belle letture e tanta cultura. Insomma da un po’ di anni, diciamo che mi sto mettendo in pari

Chi è la prima persona albina che hai visto in vita tua e cosa hai pensato quando l’hai incontrata?

Un ragazzino mio coetaneo che abitava nel mio quartiere e che incontravo ogni tanto quando nel pomeriggio uscivo con mio padre, ma la cosa non mi interessava molto. Per me era un ragazzino come un altro. Oggi, ogni tanto lo rivedo, fà il vigile urbano, ma è molto scostante, non ci salutiamo nemmeno.

Cosa ti ha insegnato questa condizione genetica?

Mi ha insegnato e ancora mi insegna diverse cose.

Prima di tutto mi ha insegnato a diventare più “forte”, costante, determinata nell’affrontare molte cose della vita. Non “viaggiando in comodità” ho dovuto fare spesso degli aggiustamenti, adattarmi e riadattarmi e questo se inizialmente mi ha disturbato, tuttavia ha fatto si che io scoprissi e sviluppassi risorse e talenti.

Ma di questo me ne sono resa conto da adulta. Quando parlo di forza, non mi riferisco ad una corazza. È la forza della debolezza. Cioè da ragazza che sono stata e da donna che sono, ho imparato ed accettato a chiedere aiuto, a raccontare quale fosse la mia o le mie difficoltà.

Questo mi ha portata allo scoperto e quindi se vogliamo mi ha resa più vulnerabile alle critiche (a volte), ma anche più forte perché così facendo mi stavo rendendo visibile, degna di accettazione sia da parte degli altri, ma cosa ben più importante da parte di me stessa.

Qual è il complimento più bello che ti hanno fatto riguardo all’albinismo?

In merito ai miei capelli, perché li ho sempre avuti mossi e ben curati, ed anche in merito al bel colore azzurro tendente al viola dei miei occhi. Benché strabica, la grandezza e il colore li hanno resi “interessanti”

E l’offesa più brutta?

Da ragazzina  offese del tipo: vecchia, occhi storti, da cui ne derivavano spinte e una certa tendenza ad isolarmi.

Poi qualcuno, malignamente, sapendo che vedevo poco, mi faceva degli scherzi dicendomi che c’era qualcosa, ma in realtà non c’era e che io non l’avevo vista….e quindi mi capitava di prendermi rimproveri degli insegnanti non giustificati. Ho scoperto che c’era un po’ di invidia nei miei confronti da parte di alcuni compagni perché ero brava, educata, diligente, abbastanza ben voluta e quindi potevano “attaccarmi” solo sulla vista.

Da adolescente qualcuno mi ha anche chiamata candeggina, ma la cosa mi fece sorridere.

Da adulta, sul mio posto di lavoro ( e ciò lo trovai grave) un ufficiale dell’Esercito, guardandomi la prima volta, mi disse che sembravo uscita da un lavaggio in varechina .

Poteva essere una battuta, ma di cattivo gusto e inopportuna, vista la nostra età adulta e i nostri ruoli professionali, ma si sa, di gente ignorante ce n’è in giro e la cosa turbò più una collega che era al mio fianco, che me.

La tua professione e le tue competenze ti aiutano a superare sconforti e momenti difficili?

Certamente!!! Ho studiato psicologia e lavoro come psicoterapeuta proprio per questo

Scherzi e battute a parte. 

Le mie competenze professionali mi hanno aiutata e mi aiutano nella misura in cui ho lavorato  e lavoro su di me, con la mia analisi personale, sulla mia storia, le mie paure, le mie ansie e insicurezze, i miei complessi di inferiorità, la mia vergogna. Analisi personale che periodicamente riprendo, poiché il mio “strumento” di lavoro sono io e per operare al meglio ho necessità di andare a fondo su alcune dinamiche: la vita è un continuo processo di assimilazione e accomodamento.

Ho scoperto nel tempo e con la mia analisi , che non a caso o per semplice passione ho scelto questa formazione. La mia esperienza di albina, i miei vissuti , come portatrice di un handicap, sono state variabili non di poco conto, nell’orientare la mia motivazione intrinseca nei confronti di questo delicato e affascinante lavoro. Ma per ogni scelta professionale esiste una motivazione di tipo inconscio che, con il tempo e la voglia di scoprirlo, a ben vedere, è correlata a qualche situazione di vita personale e/o familiare.

Quali sono i tuoi hobby nel tempo libero?

Mi piace ascoltare un audiolibro, così come delle trasmissioni sia inerenti il mio lavoro che di altro genere. Passeggiare, visitare chiese e musei ( vivo a Roma per cui ho l’imbarazzo della scelta). Anche il teatro mi piace, più il genere comico, che altri.

Scrivo e pubblico libri di poesie e sonetti in romanesco e non, così come articoli e libri più di carattere professionale e divulgativo. Ma ciò che mi piace di più è parlare al telefono con amici veri, sinceri, che son pochi ma ottimi, direi. 

Cosa ti auguri per il futuro dell’albinismo?

In prima battuta voglio spendere parole per le persone albine, soprattutto per i piccoli. Il mio augurio per il presente in vista del futuro è che ciascuno possa realizzare un percorso consapevole di accettazione e adattamento rispetto a ciò che sono i propri limiti oggettivi, dettati dalla genetica, limiti che, se guardati con coraggio e lucidità non saranno di certo barriere insormontabili , ma potenzialità di crescita e scoperta di belle e varie risorse personali. Ci vuole però coraggio nel guardarsi realisticamente, a volte con una certa durezza e fermezza, senza mistificazioni, ipocrisie e vittimismi.

Credo che per l’albinismo , come anomalia genetica, ad oggi, sia stato fatto tanto rispetto a quando io ero ragazzina.

Io per prima, con altri cari amici, mi sono molto prodigata soprattutto nei primi anni duemila, a che si parlasse correttamente di questa anomalia genetica, in vari modi: grazie al portale albinismo.eu e alla co-gestione del suo forum (che non ho fondato io ma l’amico fraterno Giancarlo Loddo), dalla organizzazione dei primissimi convegni nazionali, alla pubblicazione di un testo specialistico e divulgativo “Chiari per Natura”, scritto a più mani. 

Ora parlo da psicologa: il rendersi “vittima”  (persona bisognosa di aiuto perché con delle difficoltà) molto spesso attira attenzioni da parte di chi vuole in ogni modo aiutare e sostenere (i cosiddetti salvatori “coatti”).

Tuttavia questo tipo di vicinanza è illusoriamente “salvifica”. Essa, a  medio e  lungo termine,  produrrà insoddisfazione, svalutazione di sé e degli altri e tanta, tanta rabbia. Poiché le attenzioni che in tal modo si ricevono sono falsate da una parziale e limitata immagine di sé, non basandosi quindi su una autenticità di rapporto.

 

Ringrazio Laura per la sua disponibilità e se ti ha incuriosito la sua storia ti invito a dare un’occhiata ad un incontro più approfondito su di lei sul canale Youtube,  che ce la fa conoscere di più come persona.

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Nero su Bianco

Mi chiamo Roberta e sono nata con albinismo oculo-cutaneo. Oggi parlo ai genitori, agli educatori, ai medici e a tutta la popolazione perchè vorrei un mondo consapevole, preparato e accogliente.

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